Chiunque sia stato nell’ambiente dello yoga per qualche tempo, prima o poi si è imbattuto nel nome di Patanjali e negli Yoga Sutra.
La storia di Patanjali è avvolta nel mistero, oscillando tra mito e leggenda; in ogni caso, la stesura degli Yoga Sutra intorno al 250 a.C. è attribuita a lui.
Questo testo è composto da 196 aforismi, o sentenze, brevi affermazioni che il Maestro rivolge all’allievo.
Negli Yoga Sutra, Patanjali definisce gli otto rami dello yoga (Ashtanga Yoga: Astau->otto, Anga->rami, livelli), indicazioni chiare sul percorso da seguire per raggiungere l’illuminazione. Le discipline che li costituiscono sono via via più interiori e conducono gradualmente a stadi di consapevolezza più elevati.
Sono:
Vediamo insieme quali sono questi 8 rami!
Sono i principi etici e sociali, le regole morali. Sono precetti che indicano come comportarsi con gli altri e come trattare il mondo che ci circonda. Si suddividono in:
AHIMSA – non violenza
Non violenza o compassione. Parte dal rispetto per il proprio corpo e si estende al resto del mondo.
Non violenza intesa non solo come non uccidere, ma essere compassionevoli in senso lato, non offendere o ferire qualcuno.
SATYA – sincerità
Non dire menzogne, essere onesti, non solo con gli altri, ma anche verso noi stessi.
ASTEYA – onestà
Non rubare, no appropriarsi di ciò che è degli altri, siano cose o idee. Il significato più profondo è il non attaccamento.
BRAHMACARYA – moderazione
La traduzione letterale significa “colui che le orme di Dio”. Vuol dire non essere schiavi dei nostri sensi, ma averne il controllo, non sprecare le nostre energie, ma dirigerle ad attività spirituali ed evolutive.
APARIGRAH – temperanza
Ridurre ciò che si possiede a quello che è realmente necessario, lasciare andare tutto quello che non serve. Assenza di avidità, intesa come libertà dal desiderio.
Sono regole di condotta personale, incentrate non sulla relazione con gli altri, ma con noi stessi. Sono valori che riguardano la nostra interiorità. Si suddividono in:
SAUCHA – pulizia
Trattare il proprio corpo come un tempio, mantenersi puliti esternamente e mangiare cibo sano per mantenersi puliti internamente.
SAMTOSHA – appagamento
Essere felici per ciò che siamo e che abbiamo in questo momento.
TAPAS – determinazione
L’ardore che brucia le impurità fisiche e mentali, autodisciplina.
SVADHYAYA – studio del sé
La conoscenza di sé stessi attraverso la consapevolezza, l’auto osservazione e lo studio dei testi.
ISHVARA PRANIDHANA – devozione
Accettare il fatto non avere il controllo su tutte le cose, abbandonarsi ad un essere supremo.
Le posture non sono semplici esercizi fisici, ma sono strumenti che permettono di conoscerci meglio, di preservare la salute del nostro corpo e di migliorare la qualità della nostra vita. Patanjali menziona il termine “Asana” in un solo Sutra, affermando che “la postura deve risultare stabile e confortevole”. (se vuoi saperne di più sull’Ashtanga yoga e le serie di asana leggi qui)
“Prana” è l’energia vitale che ci circonda, la assumiamo dal cibo, da quello che tocchiamo, ma soprattutto con il respiro. Attraverso tecniche di respirazione impariamo ad assimilare e controllare il flusso di prana, dall’esterno verso il nostro corpo. Trovi qui l’approfondimento sul pranayama.
Spostamento dei sensi verso l’interno, cioè il distogliere l’attenzione dalle distrazioni che provengono dal mondo esterno, e ridirigere quell’attenzione verso l’interno. Tutti i nostri sensi sono rivolti dentro di noi.
Concentrazione totale su un oggetto, su un unico punto, portare l’attenzione totalmente su qualcosa, fino a divenirne un tutt’uno. In questo modo aiutiamo la nostra mente a disciplinarsi rispetto al suo modo di funzionare classico spostandosi da un pensiero all’altro.
La meditazione è un processo, non una pratica, accade da sé. Come naturale evoluzione di Dharana, è uno stato di concentrazione profonda caratterizzata da una coerente lucidità.
Arrivare ad essere un tutt’uno con l’oggetto della meditazione, arrivare all’unione. È uno stato di coscienza supremo.