Il sistema nervoso autonomo è quella parte del sistema nervoso così chiamato perché opera indipendentemente dalla nostra volontà.
Esso governa una vasta gamma di processi e funzioni che non occorre gestire coscientemente, come ad esempio la frequenza cardiaca, la frequenza respiratoria, i processi digestivi, e inoltre innerva tutte le ghiandole endocrine responsabili del rilascio di ormoni.
All’interno del sistema nervoso autonomo individuiamo una componente Simpatica e una Parasimpatica:
Il Sistema nervoso simpatico ha una sezione toraco-lombare e i neuroni qui presenti si dirigono verso una serie di strutture, i gangli, localizzati vicino al midollo spinale.
Parliamo di fibre pregangliari (quelle che originano nel midollo) e di fibre postgangliari (quelle che partono dal ganglio) che si dirigono verso visceri e ghiandole.
Il Sistema nervoso parasimpatico ha invece una sezione sacro-craniale.
I corpi dei neuroni del sistema parasimpatico si trovano nella regione sacrale del midollo spinale e nel midollo allungato del tronco encefalico.
I due sistemi, simpatico e parasimpatico, operano in antagonismo, ovvero il sistema nervoso autonomo simpatico interviene tutte le volte che l’organismo deve far fronte a situazioni di stress e di pericolo, e quindi è responsabile del rilascio di adrenalina da parte dei surreni, favorisce l’aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, e induce la vasocostrizione.
Il sistema nervoso parasimpatico è finalizzato, per contro, a mantenere uno stato di rilassamento generale del corpo, favorendo l’abbassamento della frequenza cardiaca e respiratoria, stimolando i processi digestivi, di minzione e di defecazione.
Mai come nell’epoca attuale che stiamo vivendo gli stimoli legati alla fatica, allo sforzo, allo stress quotidiano tendono nell’individuo a far prevalere l’attività della componente Simpatica con effetti che, nel lungo termine, possono alterare l’omeostasi interna del corpo.
Parliamo di difficoltà a dormire, di tachicardia e tachipnea in condizioni a riposo, di perdita dell’utilizzo del diaframma nella respirazione a scapito di un’attività respiratoria più corta e superficiale.
Tuttavia, non occorre preoccuparsi! Fortunatamente la respirazione può anche essere controllata volontariamente e quindi la possiamo influenzare e cambiare attraverso la consapevolezza del respiro.
Quando un bambino piccolo respira, possiamo osservare come il suo addome si espande e si ritrae.
Infatti, grazie all’azione del muscolo diaframma durante la fase di inspirazione/espirazione, nella parte superiore del torace i movimenti sono pressoché minimi, e il tutto accade in maniera estremamente fluida.
Nell’adulto invece è assai frequente riscontrare molta tensione a livello diaframmatico a causa di emozioni represse, stati di stress fisico e psicologico con conseguente blocco e rigidità del diaframma (per saperne di più, puoi leggere l’articolo al seguente link).
Nei nostri workshop e retreat, attraverso pratiche di consapevolezza del respiro, insegniamo a sciogliere e rilassare le fibre del diaframma al fine di ripristinare la sua attività fisiologica nella sua dimensione orizzontale e verticale.
Proprio nella dimensione verticale, infatti, la cupola diaframmatica si abbassa andando a stimolare il principale ramo nervoso del sistema nervoso Parasimpatico, il nervo vago.
Il nervo vago rappresenta il nervo cranico più lungo dell’essere umano ed innerva organi sia toracici che addominali.
Comprende quasi il 75% di tutte le fibre parasimpatiche e appartiene alla categoria dei nervi misti. Tra le sue principali funzioni abbiamo l’aumento delle secrezioni digestive, la diminuzione della frequenza cardiaca e respiratoria, l’incremento dell’attività peristaltica, la contrazione dei muscoli bronchiali e la dilatazione dei vasi arteriosi innervati come le carotidi e l’aorta.
Ne consegue che un’attività consapevole del respiro è la base di un netto miglioramento della qualità di vita favorendo il rilassamento generale del corpo e contrastando gli effetti stressanti dell’iperattività del sistema nervoso simpatico, che non è assolutamente da eliminare o condannare, ma dovrebbe essere limitata esclusivamente agli stati in cui il corpo deve far fronte a situazioni di pericolo o intensi allenamenti sportivi.