Uno dei focus nei percorsi di mindful eating è l’ascolto attento e consapevole del corpo.
Mangiare è un atto, nella teoria, piuttosto semplice, che ripetiamo più volte al giorno tutti i giorni. Nella realtà però non è così, poiché nel cibo riponiamo spesso tutta una serie di aspettative e gli attribuiamo diverse valenze, soprattutto emotive. Inoltre di cibo e di regole alimentari parlano tutti, più o meno a sproposito, e ogni volta che scegliamo un cibo stiamo facendo una scelta etica, ambientale, salutare e politica. Insomma, a ben pensarci non è un atto così semplice. E nella ripetitività del gesto, nel fare abitudinario e nel confonderci per le troppe informazioni, perdiamo di vista l’attenzione al corpo.
Ma è proprio la connessione alla saggezza del corpo che può rendere questo atto quotidiano di nuovo semplice.
Nel mindful eating (se vuoi approfondire leggi l’articolo dedicato qui) molte pratiche ci conducono all’ascolto del corpo e all’ascolto delle sensazioni e informazioni che ci invia. Lo si fa attraverso lo yoga gentile, la meditazione camminata, il bodyscan ma soprattutto tramite l’esplorazione dei 5 sensi durante gli assaggi consapevoli e con esercizi mirati a riconoscere fame, pienezza e sazietà.
Gli assaggi consapevoli sono esercizi in cui esploriamo con i cinque sensi alcuni pezzetti di cibo, come se quel cibo fosse totalmente nuovo per noi. Si assaggiano questi bocconi di cibo, portando l’attenzione ad un senso alla volta, vista, olfatto, udito, tatto e gusto, per massimizzare l’esperienza del mangiare e del gustare.
Il mindful eating aiuta a distinguere la fame fisica e la fame emotiva, e fa una distinzione anche tra pienezza e sazietà, termini che noi spesso usiamo indifferentemente.
La fame fisica è una sensazione che arriva dal corpo. Ogni persona percepisce o fa attenzione a determinati segnali che non sono uguali per tutti: brontolio di stomaco, mal di testa, carenza di attenzione, aumento della salivazione, mancanza di energia e lucidità mentale. Spessissimo vengono scambiati come segnali di fame il pensare al cibo, il sapere che si avvicina l’ora del pasto, che però non arrivano dal corpo. Non è quindi così facile e scontato riconnetterci con i segnali corporei di fame fisica.
La fame emotiva insorge piuttosto rapidamente e risponde ad uno stato emotivo, come ansia, mancanza di affetto, ipersensibilità, tristezza, solitudine, rabbia, nervosismo, noia; ma non essendo fisica non avremo segnali dal corpo di fame, né di sazietà.
La pienezza è l’esperienza del corpo della distensione addominale. I segnali derivati dalla pienezza quindi non arrivano da tutto il corpo ma esclusivamente dallo stomaco.
La sazietà, invece, per il mindful eating è qualcosa di profondamente connesso con l’appagamento e la gratificazione, sia del corpo che emotiva. Significa percepire di essere ben nutriti e pieni di energia, ma anche essere gratificati da ciò che si è mangiato.
L’ascolto del corpo ci permette di mantenere o ritrovare l’equilibrio ad ogni pasto: ci aiuta a gestire le quantità di cibo, a trovare il giusto momento di mangiare o di smettere e ci aiuta a fare pasti più appaganti.
Inoltre ascoltandoci possiamo stabilire una relazione più compassionevole con il nostro corpo, vivendo più serenamente in questo tempio sacro che abbiamo a disposizione.